Revista europea de historia de las ideas políticas y de las instituciones públicas


ISSN versión electrónica: 2174-0135
ISSN versión impresa: 2386-6926
Depósito Legal: MA 2135-2014

Presidente del C.R.: Antonio Ortega Carrillo de Albornoz
Director: Manuel J. Peláez
Editor: Juan Carlos Martínez Coll


IL CVRSVS HONORVM DEL MVNICIPIVM DI LOCRI EPIZEFIRI IN ETÀ TRAIANEA ED UN’EPIGRAFE RITROVATA

Felice COSTABILE*

Para citar este artículo puede utilizarse el siguiente formato:

Felice Costabile (2014): ―Il cursus honorum del mvnicipivm di Locri Epizefiri in età traianea ed un‘epigrafe ritrovata‖, en Revista europea de historia de las ideas políticas y de las instituciones públicas, nº 8 (diciembre 2014).

Resumen: Publicación de algunas inscripciones epigráficas del municipio de Locri Epizefiri, siguiendo una línea de investigación anterior, en la que ya Theodor Mommsen (1817-1903) había logrado obtener frutos científicos saludables. Se realiza un cuidadoso estudio del árbol genealógico del protagonista del epitafio. Trajano había introducido un sistema de préstamos agrarios con intereses bajos, con el fin de solucionar diferentes problemas de la agricultura romana. Aporta referencias igualmente sobre los recursos alimenticios y la crisis de diversos núcleos rurales de población, castigados y desprotegidos.

Palabras clave: Municipio, Locri, Cursus honorum, Lex Plautia Papiria de ciuitate Latinis et sociis danda.

Resum: Publicació d'algunes inscripcions epigràfiques del municipi de Locri Epizefiri, seguint una línia de recerca anterior, en la qual ja Theodor Mommsen (1817-1903) havia aconseguit obtenir fruits científics saludables. Es realitza un acurat estudi de l'arbre genealògic del protagonista de l'epitafi. Trajano havia introduït un sistema de préstecs agraris amb interessos baixos, amb la finalitat de solucionar diferents problemes de l'agricultura romana. Aporta referències igualment sobre els recursos per menjar i la crisi de diversos nuclis rurals de població, castigats i desprotegits.

Paraules clau: Municipi, Locri, Cursus honorum, Lex Plautia Papiria de ciuitate Latinis et sociis danda.

Nel 1976, pubblicai il piccolo corpus delle iscrizioni latine del municipium di Locri Epizefiri1, l’antica polis della Magna Grecia divenuta romana nell’89 a.C. per la lex Plautia Papiria de ciuitate Latinis et sociis danda2. Presentai allora per la prima volta la fotografia dell’epitaffio «Ephemeris Epigraphica» VIII (1890), p. 72 no 253 3. Si tratta dell’iscrizione sepolcrale, aperta dall’adprecatio D(is) M(anibus), del magistrato Lesb(ius) Corne|lius Sita (quattuor)|uir a(edilicia) p(otestate), (quattuor)u(ir) |5 i(ure) d(icundo), q(uaestor) p(ecuniae) p(ublicae), deceduto a 32 anni e 17 giorni – uix(it) an(nis) (triginta duobus) d(iebus) (tredecim) – la cui tomba fu fatta costruire dai genitori, che lo qualificano convenzionalmente come figlio estremamente devoto: parent(es) filio | pientissimo | f(ecerunt). Le caratteristiche paleografiche e l’hedera distinguens fra le due lettere D e M dell’adprecatio ai Mani mi fecero datare l’epigrafe «al II sec. d.C., preferibilmente alla seconda metà»4.

Nello stesso corpusculum, pubblicavo anche il cippo Corpus Inscriptionum Latinarum X 20, noto al Mommsen5, ma ormai irreperibile e di cui non era pertanto nota la paleografia. Si tratta dell’epitaffio di un altro magistrato municipale locrese, appartenente alla stessa gens Cornelia del precedente, C. Cornelius Troilus, e che aveva percorso identico cursus honorum, rivestendo però anche la quaestura pecuniae alimentariae. Ora, il ritrovamento di questa seconda epigrafe, migrata nella vicina cittadina di Gioiosa Jonica6, ci mette in condizione non solo di conoscerne le misure, ma soprattutto di valutarne la cronologia anche su base paleografica, e di porla a confronto con la precedente.

Fronte di cippo in marmo bianco di 72,5 × 42 cm, con frontone ed acroteri laterali a disco. Base sagomata e iscrizione entro cornice.

D(is) hedera M(anibus)
Lesb(ius) Corne-
lius Sita(quattuor)
uir a(edilicia) p(otestate), (quattuor)u(ir)
5i(ure) d(icundo), q(uaestor) p(ecuniae) p(ublicae)
uix(it) an(nis) (triginta duobus) d(iebus) (tredecim)
parent(es) filio
f(ecerunt)

Cippo di marmo bianco a base quadrata di 27 cm di lato, alto 55 cm. Sul lato destro patera (diametro 8,2 cm).

D(is) M(anibus) 3,3 cm
C(aius) Corneli- 3,0
us Troilus 3-3,5
(quattuor)uir a(edilicia) p(otestate), (quattuor)uir 3,0 I di IIIVIR minuscola
5 iur(e) dic(undo), q(uaestor) p(ecuniae) p(ublicae) et 3,0
alimentari- 2,5
ae uix(it) annis 2-2,5
(triginta)mensibus 1,4-3,0 V di MENSIBvS ridotta
(quinque) Sestia Pon- 2,4
10 ticefilio dul- 2,2
cissimo fec(it) 2,5

Da tale confronto emerge che entrambe le epigrafi, pur non appartenendo alla mano dello stesso lapicida, sembrano provenire dalla stessa officina lapidaria e collocarsi nel II sec. d.C., molto probabilmente entro la prima metà. In tal senso è utile l’inquadramento paleografico di iscrizioni urbane datate7, ma ancor più lo è una dedica a Traiano proveniente anch’essa dai Bruttii, parte della III regio augustea dell’Italia, e precisamente dal municipium di Petelia (oggi Strongoli), dedica che si data al 103 d.C.8. Un elemento interno all’epitaffio di Troilus è ovviamente costituito dalla quaestura pecuniae alimentariae, per la quale deve considerarsi un termine post quem nel principato di Nerva9.

Tenuto dunque conto di ciò, le iscrizioni si possono agevolmente attribuire entrambe all’età traianea o, al massimo, adrianea. Il più accentuato “manierismo” dell’epitaffio di Troilus, caratterizzato da lettere con grazie, apicature, flessuositàe tratti curvilinei maggiori che in quello di Lesbius Sita, nonché da solchi sottili rispetto a quelli ben larghi del primo epitaffio, fa ritenere il secondo probabilmente un po’ più tardo. Con il che concorda la citazione della pecunia alimentaria, assente invece nella carriere magistratuale di Lesbius Sita.

Potremmo anzi sospettare che i due personaggi siano fratelli, anche se purtroppo non può esservene certezza. In tal caso, Lesbius Cornelius Sita sarebbe stato il fratello maggiore, alla cui morte entrambi i genitori posero l’epitaffio. C. Cornelius Troilus avrebbe rivestito lo stesso cursus honorum del fratello maggiore alcuni anni dopo di lui, forse una decina, e nell’intervallo di tempo sarebbe morto il padre, poiché in questo caso a porre l’epitaffio è solo la madre Sextia Pontice, trascrizione del cognomen greco Ποντική. Il fatto che gli epitaffi provengano da due diverse aree di necropoli, il primo dall’area extraurbana di contrada “Marasà”, utilizzata per sepolture già in età ellenistica, ma ancora in età romana fino ad epoca tarda, il secondo dalla contrada “Il Russo”, anch’essa area cimiteriale10, pur non costituendo un argomento assoluto, non sembra deporre a favore di tale ipotesi.

L’onomastica, infatti, designa Graeculi romanizzati, ma certamente da alcune generazioni. Come rilevai quasi quarant’anni fa11, l’onomastica greca locrese in età municipale non rivela di norma la continuità da famiglie della polis dorica, ma piuttosto una remota origine libertina dei personaggi o l’acquisizione della ciuitas Romana da parte di peregrini. Il caso, straordinario e probabilmente unico, di Lesbius usato come praenomen, anziché come cognomen, nel sistema dei tria nomina Romanorum, dimostra l’origine, quanto meno della gens se non dell’individuo, dall’isola di Lesbo, mentre la madre, o un’antenata da cui prendeva il nome per trasmissione generazionale, proveniva dal Ponto.

Comunque, i due sfortunati magistrati locresi, morti entrambi all’incirca trentenni, erano certamente ingenui e non libertini, dato che la lex Visellia voluta da Tiberio nel 24 d.C. aveva vietato l’accesso al decurionato e alle cariche civiche ai liberti, che proprio per questo da quel momento si riversarono nell’Augustalitas.

Entrambe le carriere dei due Cornelii sono enumerate secondo il cursus ascendente: pertanto prima è indicata l’edilità e poi il quattuorvirato giurisdicente. Di conseguenza, la questura, essendo di norma il gradus infimus del cursus honorum, avrebbe dovuto essere indicata per prima, e non per ultima. La sua collocazione significa dunque che a Locri essa era ormai, nel II sec. d.C., un munus publicum extra ordinem certum gerendorum honorum12.

Alla questura municipale competevano il prestito fondiario, l’accensione delle relative ipoteche e la riscossione degli interessi, oltre all’eventuale escussione del debitore nel caso di una certo improbabile insolvenza. Come è noto dopo gli studi della seconda metà dello scorso secolo, particolarmente di Elio Lo Cascio e Andrik Abramenko13, Traiano istituì un complesso sistema di prestito agrario a basso tasso d’interesse, sia al fine di risollevare l’agricoltura dell’Italia per restituire ai ceti decurionali la capacità economica di aspirare alle magistrature civiche così sostenendo gli oneri in favore dei municipia, sia al fine di finanziare con tali interesse gli alimenta Italiae, destinati a bambini e ragazzi poveri, per far fronte alla crisi demografica ed incrementare il reclutamento nell’esercito14. Alla quaestura pecuniae alimentariae nei muncipia era demandata proprio questa funzione, e la complessità ed interconnessione del sistema di finanziamento fra prestito agrario e alimenta rendeva opportuna l’unificazione delle competenze nella stessa persona, pur mantenendo distinti gli officia, che infatti sono separatamente menzionati nell’epitaffio di Troilus. Se così fosse, dovremmo dedurre che la mancata citazione della quaestura pecuniae alimentariae nell’epitaffio di Lesbius Sita comporti che, all’epoca in cui egli fu quaestor pecuniae publicae, gli alimenta non fossero stati ancora istituiti, almeno a Locri. Tuttavia nel municipium di Vibo Valentia la quaestura pecuniae alimentariae era affidata ad un funzionario speciale, che svolgeva solo quella funzione15, e non anche quella ordinaria di amministrazione della pecunia publica. Trattandosi di funzioni demandate ormai all’iniziativa del principe, nel senso che i questori pecuniae alimentariae non erano eletti né dai comitia municipali né dalle curiae cittadine, ma, benché locali, venivano nominati dall’amministrazione imperiale, alla quale presentavano il rendiconto finanziario, può darsi che a Locri in alcuni casi la pecunia alimentaria fosse affidata al quaestor pecuniae publicae eletto in Ordine Decurionum o in comitiis municipalibus, ed in altri casi, come per Troilus, fosse attribuita a chi era già stato eletto quaestor pecuniae publicae.

Comunque le due epigrafi attestano la persistente dimensione cittadina in età traianea in un municipium come Locri, situato in una delle aree geografiche più depresse dell’Italia romana16 (e non solo romana), quella dell’antica Magna Grecia, e dimostra la diffusione dei provvedimenti di Traiano per risolvere la crisi.

Recibido el 30 de mayo de 2014. Aceptado el 25 de septiembre de 2014.

* Professore ordinario di Diritto romano nella Facolt� di Giurisprudenza dell�Universit� Mediterranea di Reggio Calabria.

NOTAS

1 F. Costabile, Municipium Locrensium. Istituzioni ed organizzazione sociale di Locri romana. “Corpus” delle iscrizioni latine di Locri, Napoli, 1976, pp. 18-19, no 4. L’iscrizione si conserva oggi nel lapidario del Museo del Casino Macrì, riallestito dalla Direttrice della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria, Dr. Rossella Agostino.

2 Vedi da ultimo F. Costabile, “Grecità e romanità in Magna Grecia: dalle poleis ai muncipia”, in Id., Enigmi delle civiltà antiche dal Mediterraneo al Nilo. II. L’Italia romana, Reggio Calabria, 2008, pp. 484 ss., cui si rinvia per la bibliografia precedente.

3 Vedi ora M. Buonocore, “Locri”, in Supplementa Italica, 3, Roma, 1987, pp. 11-36.

4 Vedi nota 1.

5 F. Costabile, Municipium Locrensium, citato a nota 1, pp. 20-21 no 6. Vedi ora M. Buonocore, “Locri”, citato a nota 3.

6 Devo la segnalazione ai Conti Proff. Eldo e Vincenzo Naymo: l’epigrafe è murata all’esterno della casa del Sig. Rocco Oppedisano, via Petrarca 1, a Gioiosa Jonica (Reggio Calabria). Per la vicenda collezionistica vedi: M. Paoletti, «Vito Capialbi (1790-1853) e le antichità di Vibo Valentia», in M. Paoletti (a cura di), Vito Capialbi. Scritti, Vibo Valentia, 2003, p. 304; M. Morrone – M. Papasidero, in A. Anselmi (a cura di), Collezionismo e politica culturale nella Calabria vicereale, borbonica e postunitaria, Roma, 2012, pp. 522-523, n. 117, e 566.

7 Vedi R. Friggeri et alii (a cura di), Terme di Diocleziano. La collezione epigrafica, Milano, 2012, pp. 482-483 VIII.6 (128 d.C.), p. 487 VIII.9 (102 d.C.).

8 Corpus Inscriptionum Latinarum X 112 = Inscriptiones Latinae Selectae 6467.

9 A. Abramenko, Die munizipale Mittelschicht im kaiserzeitlichen Italien. Zu einem neuen Verständnis von Sevirat und Augustalität, Frankfurt am Main – New York, 1993, p. 181, con bibliografia a nota 103, da aggiornare con L. Di Pinto, Cura Studiorum. Tra pensiero giuridico e legislazione imperiale, Napoli, 2013, pp. 26-28 in particolare note 25-26.

10 Vedi note 1 e 5.

11 F. Costabile, Municipium Locrensium, citato a nota 1.

12 F. Costabile, Istituzioni e forme costituzionali nelle città del Bruzio in età romana, Napoli, 1984.

13 E. Lo Cascio, «Gli alimenta, l’agricoltura italica e l’approvvigionamento di Roma», in Rendiconti Accademia Lincei, XXXIII (1978), pp. 319-331, ora in Id., Il princeps e il suo impero. Studi di Storia amministrativa e finanziaria romana, Bari, 2000; p. 319 ss.; A. Abramenko, Die munizipale Mittelschicht, citato a nota 9, pp. 108-125; contra, in parte, L. Wierschowski, «Die Alimentarinstitution Nervas und Traians. Ein Programm für die Armen?» in P. Kneissel – V. Losemann [eds.], Imperium Romanum, in Studien zur Geschichte und Rezeption. Festschrift für K. Christ, Stuttgart, 1998, pp. 756-783; e ora I. Cao, Alimenta. Il racconto delle fonti, Padova, 2010.

14 F. Costabile, Storia del diritto pubblico romano, Reggio Calabria, 2012, 3ª ed., pp. 309-313.

15 Corpus Inscriptionum Latinarum, X 47; E. De Ruggiero, Dizionario Epigrafico di Antichità Romane, I, Roma, 1895, s.v. Alimenta, p. 407.

16 V. A. Sirago, L’Italia agraria sotto Traiano, Louvain, 1959, p. 96; U. Kahrstedt, Die wirtshaftiliche Lage Grossgriechenlands in der Kaiserzeit, Wiesbaden, 1960; A. Abramenko, Die munizipale Mittelschicht, citato a nota 9, pp. 72, 145 ss. con altra bibliografia.




Nota bene:
Si necesita algún tipo de información referente al artículo póngase en contacto con el email suministrado por el autor del artículo al principio del mismo.
REVISTA EUROPEA DE HISTORIA DE LAS IDEAS POLÍTICAS Y DE LAS INSTITUCIONES PÚBLICAS es una revista académica, editada y mantenida por Revistasdederecho.com. La revista dejó de depender de la Universidad de Málaga en noviembre de 2013 y de www.eumed.com en noviembre de 2020, fecha en la que se conformó www.revistasdederecho.com. Para cualquier comunicación, envíe un mensaje a mjpelaez@uma.es, seghiri@uma.es o info@revistasdederecho.com.